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Sul “il Fatto Quotidiano” del 22 gennaio 2023 la notizia secondo cui le grandi società dell’informatica, in poco più di un anno, licenzieranno oltre 200 mila dipendenti.
Solo Google ha già licenziato 12mila persone, in alcuni casi senza neanche inviare una comunicazione.
La notizia ci offre allora lo spunto per richiamare, brevemente, 5 cose da sapere quando si viene licenziati.
Punti Salienti
La notizia, dal titolo “La strage di posti in Big tech: 200mila licenziamenti in poco più di anno. I dipendenti pagano le scommesse sbagliate dei manager” spiega come, a causa della crescita dell’inflazione e il conseguente calo del potere di acquisto, i manager di società come Meta, Microsoft, Amazon e Google stiano prevedendo drastici licenziamenti del loro personale.
Nelle prime tre settimane di gennaio Microsoft ha annunciato 10mila licenziamento entro marzo, Amazon ha fatto sapere di progettarne addirittura 18mila, il produttore di software Salesforce ha avviato una ristrutturazione che ridurrà la forza lavoro di 8mila persone, Google addirittura ha già licenziato 12mila persone alcune senza nemmeno ricevere una comunicazione, ma trovando semplicemente disattivato il proprio account di lavoro.
Vediamo allora 5 cose da sapere quando si viene licenziati.
La prima cosa da tenere a mente è che qualsiasi tipo di licenziamento deve essere comunicato per iscritto dal datore di lavoro.
Nella lettera di licenziamento dovranno essere specificate le motivazioni che lo hanno determinato e l’eventuale periodo di preavviso, che potrà essere sostituito dal pagamento dell’indennità di mancato preavviso.
Il licenziamento, anche se ritenuto ingiusto, deve essere impugnato dal lavoratore entro termini precisi, oltre i quali non sarà più possibile tutelarsi.
Il lavoratore deve quindi impugnare il licenziamento entro 60 giorni dalla ricezione della lettera inviando a sua volta una comunicazione al datore di lavoro nella quale spiega di voler impugnare il licenziamento (impugnativa stragiudiziale).
Inoltre, entro i successivi 180 giorni dall’invio della lettera di impugnativa del licenziamento il lavoratore dovrà, con l’assistenza di un avvocato, depositare in Tribunale un ricorso avverso il licenziamento ricevuto.
Nel caso in cui il datore di lavoro allontani il dipendente, dicendogli di non tornare più a lavorare, si avrà un c.d. “licenziamento orale”, compiuto cioè senza alcuna comunicazione scritta.
In tal caso il licenziamento sarà nullo ed inefficace.
Per questo tipo di licenziamento non operano i termini di impugnativa visti in precedenza.
Quindi, anche se sono decorsi più di 60 giorni dal licenziamento orale, il lavoratore potrà agire contro il datore di lavoro e ottenere la reintegrazione nel posto di lavoro.
Indipendentemente dal licenziamento che si riceve e dalle ragioni che lo hanno determinato, il dipendente avrà sempre diritto a vedersi pagare il TFR e la liquidazione di ferie e permessi non goduti oltreché della 13° e della 14° (se prevista).
Il dipendente licenziato può fare domanda per l’indennità di disoccupazione (NASPI) entro 68 giorni dalla data del licenziamento.
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