La Procura ha davvero condannato all’assunzione dei riders?

La Procura di Milano ha davvero condannato all’assunzione dei rider come lavoratori subordinati? La vicenda e la fake news del rider riportata dai giornali.
Procura condanna assunzione rider

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E’ vero che la Procura di Milano ha condannato all’assunzione dei riders?

E’ vero che, come riportato dai giornali, alcuni riders riescono a guadagnare tra i 2000 e i 4000 netti al mese?

Sei un lavoratore delle piattaforme di delivery o, più semplicemente, vuoi capire se le proteste dei rider siano fondate?

In questo articolo si analizzerà il comunicato stampa (non una sentenza) della Procura di Milano al fine di chiarirne il contenuto e la portata, per una lettura chiara delle notizie uscite sui riders.

Indice

La vicenda. La Procura ha condannato all’assunzione rider?

Poco tempo fa si sono susseguite due notizie.

La prima riguardava la storia di un rider che, lasciato lo studio da commercialista e senza accettare il reddito di cittadinanza, riusciva a percorrere circa 100km al giorno ed a guadagnando dai 2 mila ai 4 mila euro netti al mese.

Tuttavia, come riportato con un asterisco* nell’articolo, la storia del rider che arriva a guadagnare 4 mila euro al mese è (quantomeno) inesatta.

La seconda notizia riguardava la “sentenza storica” della Procura di Milano che avrebbe obbligato le piattaforme ad assumere i ciclofattorini.

Anche la seconda notizia che richiama alla possibilità per la Procura di Milano di obbligare un datore di lavoro ad assumere, non è esattamente corretta. Questo perché, in realtà:

– l’attività della Procura è stata quella (propria) di indagine in collaborazione con l’Ispettorato del Lavoro.

– non si trattava di una sentenza, ma di un comunicato stampa.

Quello che rileva però è che il comunicato stampa della Procura di Milano si mostra chiaro ed utile.

Utile per comprendere la portata degli algoritmi nel mondo del lavoro che, se non limitati e regolati, rischia di espandersi a danno di tutti i lavoratori, non solo dei riders.

Vediamo allora cosa riporta il comunicato stampa della Procura di Milano.

Il comunicato stampa della Procura di Milano

Chiarito che che la Procura di Milano non ha condannato all’assunzione dei riders, vale la pena innanzitutto precisare che secondo la Procura i riders non sono dei lavoratori subordinati, ma dei CO.CO.CO.

Infatti, la Procura si richiama al Jobs act che riconosce ai CO.CO.CO. l’applicazione della disciplina della subordinazione.

Questi lavoratori si definiscono parasubordinati ed hanno riconosciute, al pari dei subordinati, il diritto alla retribuzione, all’inquadramento contributivo, alle prescrizioni in materia di igiene e sicurezza.

Ed è proprio analizzando il problema della sicurezza ed in ragione dei diversi infortuni subiti dai riders che si è sviluppata l’indagine della Procura. Indagine che ha evidenziato l’assenza di tutele minime per la sicurezza dei riders.

Quando un meccanismo di ranking (classifica/graduatoria a punti) si abbina all’assenza di tutela, secondo la Procura, questo è il risultato:

è impossibile usufruire di ferie o periodi di malattia. Il rider, piuttosto, è costretto a lavorare anche in caso di infortunio, pena la perdita di fatto del lavoro.

Tanto che, sempre secondo la Procura, nei casi in cui sia impossibile lavorare (si pensi ad una gamba rotta), si ricorre spesso all’espediente di cedere temporaneamente l’account a terzi, in modo da non perdere posizioni.

Pertanto, la Procura di Milano non ha condannato all’assunzione dei riders, ma ha collaborato con l’Ispettorato del lavoro ed ora vaglierà i rilievi penali delle violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Il comunicato stampa dell’Ispettorato del lavoro

E’ dunque l’Ispettorato del lavoro ad aver addebitato alle quattro società italiane delle piattaforme digitali le sanzioni amministrative previste dalla disciplina di settore.

L’Ispettorato ha inoltre richiesto di riconoscere ai lavoratori interessati le retribuzioni ed i contributi previdenziali e assicurativi dovuti.

Nel proprio comunicato stampa, l’Ispettorato precisa come i numeri in gioco siano davvero notevoli

i quattro verbali impatteranno, su tutto il territorio nazionale, su una platea di oltre 60.000 lavoratori, che hanno svolto l’attività nel periodo dal 01.01.2016 al 31.10.2020 

Per questi lavoratori l’Ispettorato territoriale del Lavoro di Milano ha disposto in capo alle società di food delivery l’obbligo di fornire agli stessi un’adeguata informazione circa gli istituti tipici del lavoro subordinato ad essi applicabili, nonché l’obbligo di provvedere al pagamento delle differenze retributive dovute ai singoli riders. 

Il commento dello Studio

Il Comunicato stampa della Procura di Milano ha il merito di chiarire le ragioni per le quali si debba escludere che i riders siano dei lavoratori autonomi.

In questo modo si garantisce innanzitutto la loro sicurezza. Non è un caso che, già prima dell’intervento della Procura e dell’Ispettorato, fosse stato creato anche un primo esempio di osservatorio sugli incidenti occorsi ai riders.

Inoltre, nel comunicato stampa, come recentemente previsto dalla Cassazione (Cass. civ., Sez. lavoro, Sent. n. 1663 del 24/01/2020), i riders vengono qualificati come parasubordinati, così da garantire innanzitutto la loro salute.

E allora i riders fanno bene a lamentarsi?

La risposta è sì.

Intelligenza artificiale e dignità del lavoratore

Tornando alla fake news del ciclofattorino che guadagna 4 mila euro al mese perché “convinto che ogni lavoro sia dignitoso”, il tema dei riders, ancora prima dei guadagni inadeguati, porta all’attenzione la necessità di garantire le dignità umana ed un utilizzo degli algoritmi in linea con la tutela dei più basilari diritti dei lavoratori.

Qualcuno dovrà pur spiegare all’algoritmo che ci si può ammalare.

Se nonostante la pronuncia della Cassazione, le condizioni dei riders stentano a migliorare, forse bisogna intervenire sulle reali condizioni di lavoro.

In altri termini, pare che il food delivery descritto della Procura di Milano, per le sue concrete modalità, debba considerarsi indignitoso.

Si dovranno quindi segnalare quanti più casi possibili, dare maggiore importanza ai fatti più che alle opinioni e dare luce al reale funzionamento degli algoritmi, dato il riverbero sulle condizioni dei lavoratori, costretti altrimenti a corse sfrenate e pericolose.

Come la bambina del film “Sorry, we missed you” che, visto il papà che non riuscire ad andare in bagno per fare le consegne, diceva:

Chi mette i dati qui dentro? ci deve essere qualcuno che lo fa […] visto che sanno misurare il tempo di tutto, potrebbero prevedere il tempo per il bagno.

L’intelligenza artificiale rimane pur sempre figlia dell’intelligenza umana, ragione per la quale si rende necessario che le multinazionali del delivery siano chiamate a migliorare l’attuale contesto e a rispondere delle minori tutele finora garantite.

Un primo passo pare sia stato fatto da Just Eat Italia che, con i sindacati, ha firmato un accordo per cui i fattorini saranno assunti come lavoratori dipendenti con applicazione del contratto nazionale della logistica.

L’importante però sarà farlo capire anche all’algoritmo.

Avvertenze

Il presente articolo ha il solo scopo di fornire informazioni di carattere generale sulle ultime novità normative e giurisprudenziali relative ai temi trattatati dallo Studio Legale. Di conseguenza, non costituisce un parere legale né può in alcun modo considerarsi come sostitutiva di una specifica consulenza legale.


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