I buoni pasto sono obbligatori in smart working?
Lavori in smart working e non ti è chiaro se ti possono togliere i buoni pasto?
Non hai mai ricevuto i buoni pasto, nonostante lavori senza pausa con turni che superano le 6 ore?
In questo articolo si analizzerà la recente pronuncia della Cassazione che ha chiarito i casi in cui i buoni pasto sono obbligatori.
Indice
Un operatore sanitario, turnista, a cui si applica il CCNL Comparto Sanità ha promosso un giudizio per far accertare il suo diritto alla erogazione dei buoni pasto.
Il lavorare riteneva che l’Azienda Ospedaliera fosse obbligata ad erogare i buoni pasto, dato che i suoi turni di lavoro – dalle 13:00 alle 20:00 e dalle 20:00 alle 07:00 – eccedevano le sei ore.
La Cassazione conferma il diritto del lavoratore ai buoni pasto e rigetta il ricorso dell’Azienda Ospedaliera.
La Cassazione innanzitutto chiarisce quali siano i presupposti da cui partire per verificare il diritto del lavoratore a ricevere i buoni pasto:
Pertanto, la Cassazione ha esaminato il CCNL applicabile al lavoratore e verificato che:
Di conseguenza, secondo il CCNL, il lavoratore aveva diritto ai buoni pasto, dato che i turni erano di durata superiore alle sei ore e la particolare attività svolta non gli permetteva né di fare pausa né di usufruire della mensa.
[1] D. Lgs. n. 66 del 2003, art. 8.
Sulla possibilità di revocare i buoni pasto se il lavoratore è in smart working, è recentemente intervenuta una pronuncia del Tribunale di Venezia dell’8 luglio 2020.
Come nel caso trattato dalla Cassazione, il Tribunale di Venezia ha precisato come – per la maturazione del buono pasto – sia necessario che il lavoratore consumi il pasto al di fuori dell’orario di lavoro.
Sulla base di questa premessa, è stato quindi precisato che quando il lavoratore è in smart working, essendo il lavoratore libero di organizzare il turno come meglio ritiene, quest’ultimo non ha diritto a tale agevolazione.
Questo perché il buono pasto non rientra tra gli elementi della retribuzione, dovendosi invece considerare quale benefico connesso e conseguente alle modalità concrete di organizzazione del lavoro.
Nella decisione, la Cassazione fa una premessa fondamentale sul diritto a fruire del buono pasto, precisando che:
non ha natura retributiva ma costituisce un’erogazione di carattere assistenziale, collegata al rapporto di lavoro da un nesso meramente occasionale, avente il fine di conciliare le esigenze di servizio con le esigenze quotidiane del lavoratore.
Corte di Cassazione, Sez. Lavoro, Sentenza 1° marzo 2021, n. 5547
In altri termini, in linea generale, il buono pasto è facoltativo, salvo che nel CCNL ne sia previsto l’obbligo, in relazione alle modalità concrete di organizzazione del lavoro. Con la precisazione che tale obbligo può essere desunto anche indirettamente da:
Il buono pasto è infatti comunemente ricompreso nei c.d. fringe benefit (benefici accessori).
Di conseguenza, al datore di lavoro sarà consentito di revocate i buoni pasto quando:
Si ritiene tuttavia utile ricordare che lo smart working attuale, seppur forzato, non può portare all’eliminazione dei diritti base dei lavoratori, tra i quali vi è il diritto di chi utilizza abitualmente videoterminali per almeno 20 ore settimanali ad una pausa giornaliera che non può essere inferiore a 15 minuti ogni 120 di applicazione continuativa al videoterminale[1].
Questo con la precisazione che a tali lavoratori non è consentito il cumulo all’inizio ed al termine della giornata lavorativa e il tempo di pausa è considerato orario di lavoro.
[1] art. 173 del D. Lgs. 81/08
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Avvertenze
Il presente articolo ha il solo scopo di fornire informazioni di carattere generale sulle ultime novità normative e giurisprudenziali relative ai temi trattatati dallo Studio Legale. Di conseguenza, non costituisce un parere legale né può in alcun modo considerarsi come sostitutiva di una specifica consulenza legale.
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Photo by Tyler Franta on Unsplash
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