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Hai ricevuto un provvedimento disciplinare e ti chiedi se sia proporzionato?
In questo articolo vedremo quali criteri ha individuato la Cassazione per stabilire la proporzionalità di un provvedimento disciplinare.
Indice
Due operatori ecologici venivano licenziati per non aver rispettato le procedure relative alla registrazione della raccolta differenziata.
La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per chiarire quali siano i criteri da valutare per ritenere un licenziamento proporzionato o sproporzionato.
La Cassazione ha, così, precisato che per ritenere proporzionato un licenziamento è necessario valutare anche
la qualità del singolo rapporto intercorso tra le parti.
E, quindi, non bisogna accertare solo
la specifica mancanza commessa dal dipendente, ma anche la sua portata soggettiva.
Corte di Cassazione, sentenza n.12301/2020
Sempre in tema di proporzionalità della sanzione, già da tempo la Cassazione aveva precisato la necessità di valutare “tutti i connotati oggettivi e soggettivi del fatto”.
E così, ad esempio, il Giudice chiamato a valutarne la legittimità deve tenere conto:
nonché di ogni altra circostanza tale da incidere in concreto sulla valutazione del livello di lesione del rapporto fiduciario tra le parti.
Corte di Cassazione, sentenza n. 33027/2018
In sostanza, il datore di lavoro dovrà sempre provare di aver correttamente esercitato il proprio potere disciplinare.
Dovrà, quindi, provare la proporzionalità della sanzione applicata al lavoratore.
Infatti, non esiste una correlazione necessaria ed immediata tra un inadempimento del lavoratore ed una sanzione disciplinare.
Il giudice investito del giudizio di legittimità di un provvedimento dovrà perciò valutare il rapporto di proporzionalità tra inadempimento e sanzione.
Se non c’è proporzionalità, infatti, il provvedimento dovrà ritenersi illegittimo.
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