È prassi diffusa quella di condizionare l’assunzione dei lavoratori alla presentazione di una serie di documenti. Tra questi documenti rientrano piuttosto spesso i carichi pendenti ed il casellario giudiziale.
Tuttavia, un lavoratore potrebbe risentirsi di dover spiegare le ragioni di un accadimento considerato oramai superato, tanto più se ha già pagato per i suoi errori del passato.
Il datore può chiedere
Punti salienti
In breve
In questo articolo, oltre a spiegare cosa sono i carichi pendenti ed il casellario giudiziale, si spiegheranno le motivazioni della recente Cassazione che consente al datore di lavoro di chiedere questi documenti.
Spesso accomunati sono in realtà due documenti ben diversi, poiché attestano circostanze diverse.
Il certificato carichi pendenti, come dice lo stesso nome, viene richiesto per verificare la sussistenza o meno di procedimenti penali in corso, non ancora conclusi.
Il casellario giudiziario invece è un certificato che dimostra l’esistenza o meno di condanne penali e civili definitive a carico del lavoratore.
Per questa ragione vengono richiesti spesso insieme ed entrambi i certificati sono rilasciati dalla Procura della Repubblica del Tribunale.
Questa giurisprudenza nasce dal rifiuto di un lavoratore contro la richiesta di presentare il certificato dei carichi pendenti ed il casellario giudiziale. Il lavoratore sottoscriveva un “format di dichiarazione” dove si precisava l’obbligo di presentare di tutta la documentazione prevista dal CCNL di settore e, oltre a questa documentazione, il certificato dei carichi pendenti.
Il lavoratore ritenendo di poter contestare tale richiesta, adiva il Tribunale che gli dava ragione. A questa sentenza, seguiva l’impugnazione in Corte d’Appello del datore che tornava a dare ragione al lavoratore. Tuttavia, in Cassazione il giudizio si ribaltava a favore del datore di lavoro1.
Vediamo le ragioni.
Secondo la sentenza della Cassazione il datore di lavoro può condizionare l’assunzione alla presentazione dei carichi pendenti e del casellario giudiziale, anche quando non previsto dal CCNL applicabile al rapporto di lavoro.
Il principio espresso dalla Cassazione trova fondamento nella circostanza che
la richiesta di certificato di carichi pendenti è coerente con i generali principi di correttezza e buona fede che si applicano anche nella fase precontrattuale
Nel motivare la propria decisione, la Cassazione chiarisce un tema interessante, quello della presunzione di innocenza previsto dall’art. 27 della Costituzione, secondo la cassazione non applicabile ai rapporti tra privati. Secondo la Cassazione tale principio riguarda solo le garanzie relative all’attuazione della pretesa punitiva dello Stato, e non può quindi applicarsi, in via analogica o estensiva, ai rapporti fra privati2.
Pertanto, si consente al datore di lavoro di richiedere i carichi pendenti ed il casellario giudiziale in forza dei principi di libertà di iniziativa economica e di tutela dei beni affidati al lavoratore, principi di rilevanza costituzionale.
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Nota bene
Il presente articolo ha il solo scopo di fornire informazioni di carattere generale sulle ultime novità normative e giurisprudenziali relative ai temi trattatati dallo Studio Legale.
Di conseguenza, non costituisce un parere legale né può in alcun modo considerarsi come sostitutiva di una specifica consulenza legale.
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1Cass. Civ., Sez. Lav., n.17167 del 14 agosto 2020
2Cass. Civ,, n. 18513 del 21 settembre 2016
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