Foto in costume da bagno per avere il posto da receptionist: Multa da 10 mila euro per la società

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Dal Corriere della Sera (Corriere del Mezzogiorno) la notizia di una società multata per 10mila euro per avere chiesto per un posto da receptionist, oltre al curriculum, anche l’invio di foto in costume delle candidate.

Pertanto, trattandosi di “candidate”, l’annuncio era tra l’altro destinato solo a delle donne e non certo ad eventuali Borat in bikini (anzi Man-kini).

Punti salienti

L’annuncio di lavoro

Come si legge, l’annuncio prevedeva un’offerta di lavoro a 500 euro al mese ed era rivolto ad una “candidata dovrà avere età massima di 30 anni. Essere automunita, avere un carattere solare e di bella presenza. Si richiederà l’invio di una foto a figura intera in costume da bagno o similare”. 

Come si legge, l’annuncio prevedeva un’offerta di lavoro a 500 euro al mese ed era rivolto ad una “candidata dovrà avere età massima di 30 anni. Essere automunita, avere un carattere solare e di bella presenza. Si richiederà l’invio di una foto a figura intera in costume da bagno o similare”. 

Un tale annuncio, difficile da commentare, veniva segnalato dallo stesso Ministro del Lavoro Andrea Orlando. A tale segnalazione seguiva l’intervento dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, Ufficio di Napoli, che subito interveniva per la rimozione dell’annuncio dal web e per comminare una sanzione di 10 mila euro.

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Quale norma hanno applicato gli Ispettori? Perché una sanzione da 10 mila euro?

L’Ispettorato del lavoro per comminare la sanzione amministrativa ha applicato gli l’artt. 27 e 41 del Codice delle pari opportunità (D.Lgs. 198 del 2006). Tale Codice è finalizzato a limitare forme di discriminazione ed a dare attuazione al pari valore e dignità del lavoro indipendentemente dal genere di appartenza.

L’art. 27 chiarisce, al comma 1, come sia vietata qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al lavoro, in forma subordinata, autonoma o in qualsiasi altra forma, indipendentemente dalle modalità di assunzione e qualunque sia il settore o il ramo di attività, a tutti i livelli della gerarchia professionale. Ed al comma 5 precisa ulteriormente come “nei concorsi pubblici e nelle forme di selezione attuate, anche a mezzo di terzi, da datori di lavoro privati e pubbliche amministrazioni la prestazione richiesta dev’essere accompagnata dalle parole «dell’uno o dell’altro sesso»”. Regola che trova la sua eccezione per i casi in cui il riferimento al sesso costituisca requisito essenziale per la natura del lavoro o della prestazione.

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L’importo della sanzione è invece previsto all’art. 41 del Codice delle pari opportunità, secondo cui l’ispettore del lavoro applicherà la sanzione amministrativa pecuniaria da 5 mila a 10 mila euro.

Per approfondire sul tema della discriminazione sul luogo di lavoro puoi anche leggere il nostro precedente articolo Rinnovo del contratto in caso di gravidanza.

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Nota bene

Il presente articolo ha il solo scopo di fornire informazioni di carattere generale sulle ultime novità normative e giurisprudenziali relative ai temi trattatati dallo Studio Legale. 
Di conseguenza, non costituisce un parere legale né può in alcun modo considerarsi come sostitutiva di una specifica consulenza legale. 

Photo by Kirill on Unsplash

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10 risposte

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