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Punti salienti
Il tema dei rider è un tema che riguarda tutto il mondo del lavoro. Incide sui diritti dei lavoratori, ma anche sui diritti di tutte le realtà imprenditoriali che si pongono in competizione e/o in dipendente con queste piattaforme.
10 rider segnalavano di aver lavorato per Uber Italy, quale unico e vero datore di lavoro e di svolgere per quest’ultimo turni massacranti e di essere pagati circa 3 Euro a consegna.
Il tutto con l’accusa dei lavoratori che se capitava un incidente e si chiamava l’azienda non si riceveva neppure una risposta.
Già in altre occasioni, le piattaforme di delivery tendono a disconnettere l’account del lavoratore non più gradito, senza specifiche spiegazioni.
Tuttavia, alla disconnessione segue l’impossibilità a lavorare, al pari di un licenziamento.
Il Tribunale di Torino, con sentenza del 18 novembre 2021 ha chiarito come la disconnessione sia illegittima, in quanto equivale ad un licenziamento orale e per tale motivo assolutamente nullo.
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La sentenza di oltre 50 pagine riconosce in modo netto i tratti del lavoro subordinato, dato che tramite l’algoritmo Uber sanziona (disconnettendo i lavoratori non graditi) e dirige e controlla (tramite GPS) i lavoratori, mancando però così di versare le dovute retribuzioni e i conseguenti contributi in capo a quest’ultimi.
A spingere una riflessioni su questi temi vi è anche la petizione “Save The Rider” promossa dall’associazione Consumerismo su change.org. La petizione è volta a chiedere che questi algoritmi debbano necessariamente essere preventivamente vagliati, stante anche le diverse condanne per caporalato digitale di questi ultimi giorni.
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Nota bene
Il presente articolo ha il solo scopo di fornire informazioni di carattere generale sulle ultime novità normative e giurisprudenziali relative ai temi trattatati dallo Studio Legale.
Di conseguenza, non costituisce un parere legale né può in alcun modo considerarsi come sostitutiva di una specifica consulenza legale.
Photo by Szymon Fischer on Unsplash
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