Che cos’è il lavoro grigio?

TFR per gli stagionali

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Su Fanpage.it la notizia di proposte di lavoro inviate tramite WhatsApp per settantadue ore settimanali, senza straordinari né festivi, retribuite € 3,80 all’ora.

Quello raccontato da Fanpage.it è un tipico esempio di possibile lavoro grigio.

Ma esattamente cos’è il lavoro grigio?

Proviamo a spiegarlo partendo proprio dalla notizia riportata dal sito d’informazione.

Punti Salienti

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La notizia

Il sito Fanpage.it riporta la notizia di un’offerta di lavoro, inviata tramite WhatsApp, da un cash&carry di Pozzuoli (NA): «lavoro dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 20, con pausa pranzo. Più due domeniche, per mezza giornata, che vengono poi recuperate». Come? Presto detto: «Lunedì anziché lavorare dalle ore 8 alle ore 20, fai dalle 8 alle 14».

A fronte di una retribuzione che, a conti fatti, ammonta a soli € 3,80 all’ora la “rassicurazione” del datore di lavoro è che, dopo un primo periodo con contratto a termine, arriverà un contratto a tempo indeterminato.

Una simile offerta di lavoro, se accettata, configurerebbe un caso di lavoro grigio.

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Ma cos’è esattamente il lavoro grigio?

Il lavoro grigio è quel rapporto di lavoro che, anche se denunciato alle autorità competenti, si svolge con una serie di irregolarità a danno del lavoratore.

Nel lavoro grigio quindi, a differenza del lavoro in nero, il dipendente risulta effettivamente occupato, ma i suoi diritti sono violati dal datore di lavoro.

Tipici esempi di lavoro grigio sono:

  • Retribuzione pagata in parte “fuori busta” ossia in contanti;
  • Richiesta di svolgere ore di straordinario eccedenti i limiti di legge; 
  • Richiesta di svolgere ore di lavoro non indicate in busta paga e non retribuite.

In tutte queste ipotesi il lavoratore ha diritto alla regolarizzazione della sua posizione lavorativa e a vedersi corrispondere le differenze retributive maturate per le ore di lavoro effettivamente svolte.

Come tutelarsi?

Dinanzi a situazioni di lavoro grigio il lavoratore può agire per far rispettare i propri diritti e vedersi riconoscere il compenso effettivamente dovuto per il lavoro prestato.

Per riuscirci, qualora il datore di lavoro non provveda a regolarizzare spontaneamente il rapporto di lavoro, potrà rivolgersi ad un legale.

Questi redigerà inizialmente una richiesta stragiudiziale di regolarizzazione del rapporto.

Se il datore di lavoro, comunque, non procederà alla regolarizzazione e al saldo delle differenze retributive entro i termini indicati dal legale, allora si potrà agire giudizialmente.

Il nostro studio si occupa quotidianamente di tutelare i diritti dei lavoratori utilizzando, oltre alle prove “classiche” come documenti e testimoni, anche prove digitali quali messaggi WhatsApp e tracciamento GPS. 

Questi strumenti, infatti, rappresentano un aiuto importante per dimostrare le ore di lavoro effettivamente svolte dal dipendente, spesso superiori a quelle dichiarate dal datore di lavoro in busta paga.

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Nota bene

Il presente articolo ha il solo scopo di fornire informazioni di carattere generale sulle ultime novità normative e giurisprudenziali relative ai temi trattatati dallo Studio Legale. 
Di conseguenza, non costituisce un parere legale né può in alcun modo considerarsi come sostitutiva di una specifica consulenza legale. 

Photo by Anthony Fomin on Unsplash

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8 risposte

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