Le tempistiche di recupero dello stipendio

Il corretto e puntuale pagamento dello stipendio è di cruciale importanza per ogni lavoratore. Tuttavia, nonostante questo sia un dovere ben definito dei datori di lavoro, talvolta si verificano situazioni in cui gli stipendi vengono trattenuti o negati. In questi casi, è fondamentale comprendere le tempistiche di recupero dello stipendio.
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Le tempistiche di recupero dello stipendio

Il corretto e puntuale pagamento dello stipendio è di cruciale importanza per ogni lavoratore. Tuttavia, nonostante questo sia un dovere ben definito dei datori di lavoro, talvolta si verificano situazioni in cui gli stipendi vengono trattenuti o negati. In questi casi, è fondamentale comprendere le tempistiche di recupero dello stipendio.

Capire le tempistiche di recupero dello stipendio

Per capire le tempistiche di recupero dello stipendio, la prima cosa da verificare è se l’importo non pagato sia certo oppure no.

L’importo dello stipendio è certo quando è confermato dal datore di lavoro nella busta paga che ha consegnato, ma non pagato, al dipendente.

Al contrario, se l’importo preteso dal lavoratore è maggiore di quello indicato nella busta paga, lo stipendio non può dirsi certo in quanto non “confermato” dal datore di lavoro tramite la busta paga.  

Le tempistiche quando l’importo dello stipendio è certo

Quando l’importo dello stipendio è certo, il recupero è più rapido.

Il lavoratore può rivolgersi a un avvocato per inviare una diffida al datore di lavoro, che di solito prevede un termine di 7-10 giorni per il pagamento spontaneo. Nel caso in cui il datore di lavoro continui a non pagare, l’avvocato presenterà un ricorso per decreto ingiuntivo in tribunale.

Tramite questo atto, piuttosto snello ed immediato, viene illustrato al giudice che il datore di lavoro, nonostante la busta paga emessa, non paga lo stipendio al lavoratore e si domanda, quindi, di ordinargli il saldo.

Le tempistiche possono variare, ma il decreto ingiuntivo solitamente viene emesso dal tribunale in circa 20 giorni lavorativi.

Una volta emesso il decreto ingiuntivo, l’avvocato lo notificherà al datore di lavoro. Se il datore di lavoro ha una PEC (posta elettronica certificata), la notifica sarà telematica e avverrà entro pochi minuti dall’invio.

Se il datore di lavoro continua a non pagare, dopo 40 giorni dalla notifica del decreto, l’avvocato invierà l’atto di precetto intimandogli di pagare entro 10 giorni.

Trascorsi inutilmente anche questi ultimi 10 giorni, l’avvocato potrà procedere al pignoramento del conto corrente del datore di lavoro.

Ma attenzione, queste tempistiche possono ridursi notevolmente nel caso in cui il decreto ingiuntivo sia stato dichiarato dal giudice “provvisoriamente esecutivo”.

In tal caso, infatti, l’avvocato notificherà unitamente al decreto ingiuntivo anche l’atto di precetto, intimando al datore di lavoro di pagare entro 10 giorni (senza dover quindi attendere i precedenti 40).

Naturalmente, anche in tal caso, se il datore di lavoro non paga entro 10 giorni l’avvocato può procedere al pignoramento del conto corrente.

In media, una procedura di questo tipo dura circa 2 mesi.

Le tempistiche quando l’importo dello stipendio non è certo

Quando il lavoratore ritiene di dover percepire uno stipendio maggiore di quanto indicato nella busta paga, le modalità e i tempi per il suo recupero inevitabilmente si allungano.

In questo caso, infatti, il lavoratore non ha un documento che conferma l’importo dello stipendio non pagato.

Per ottenere la somma desiderata, il lavoratore dovrà agire in giudizio e dimostrare il diritto ad uno stipendio maggiore di quanto dichiarato nella busta paga.

Tipici esempi sono quelli del lavoratore a cui non viene pagato il lavoro straordinario, oppure che lavora full time ma ha una busta paga per lavoro part time.

In questo caso, il lavoratore deve rivolgersi a un avvocato e fornire prove precise dei suoi effettivi orari di lavoro, come testimoni, messaggi, e-mail, ecc. Una volta quantificate le differenze retributive, l’avvocato invierà (anche in tal caso) una diffida al datore di lavoro, con un termine di 7-10 giorni per il pagamento spontaneo.

Se il datore di lavoro non paga entro il termine, l’avvocato presenterà un ricorso ex art. 414 c.p.c.

Si tratta di un atto più complesso del decreto ingiuntivo, in cui sono spiegate le ragioni che giustificano uno stipendio maggiore e dove sono allegate tutte le prove necessarie a dimostrarlo.

In media, una causa di questo tipo dura da 6 mesi a un anno.

Ma attenzione, anche in tal caso le tempistiche possono ridursi notevolmente.

Infatti, sia prima, che durante il giudizio, le parti possono trovare un accordo per risolvere la controversia. In tal caso, le tempistiche si riducono notevolmente poiché il lavoratore rinuncia al giudizio in cambio del pagamento da parte del datore di lavoro di una somma di denaro.

Conclusioni

La certezza dell’importo dello stipendio svolge un ruolo chiave nella determinazione delle tempistiche e delle azioni da intraprendere. Quando l’importo è certo, il processo di recupero è solitamente più rapido e diretto. Strumenti come il decreto ingiuntivo, possono essere impiegati per far rispettare i tuoi diritti.

D’altro canto, quando l’importo dello stipendio è incerto, il processo può diventare più complicato, richiedendo prove dettagliate e la presentazione di un ricorso più articolato. Questi casi possono richiedere più tempo per essere risolti, ma è importante perseverare per ottenere ciò che ti spetta.

Inoltre, è utile tenere a mente che le parti coinvolte possono trovare un accordo per risolvere la controversia, evitando così le lungaggini del processo.

Nel complesso, la conoscenza delle procedure e dei tempi per il recupero del salario è essenziale per ogni lavoratore. Con la giusta informazione e il supporto di un avvocato esperto, è possibile difendere i propri diritti e ottenere il pagamento dello stipendio che realmente spetta.

Nota bene

Il presente articolo ha il solo scopo di fornire informazioni di carattere generale sulle ultime novità normative e giurisprudenziali relative ai temi trattatati dallo Studio Legale.

Di conseguenza, non costituisce un parere legale né può in alcun modo considerarsi come sostitutiva di una consulenza.

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