Come faccio a dimostrare che ho lavorato in nero?

Dimostrare il lavoro in nero, come fare - Studio Legale Rosetta

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Hai lavorato senza contratto? 

Ti chiedi come fare per dimostrare il lavoro in nero?

In breve: in questo articolo verranno richiamate alcune recenti sentenze che confermano come – anche grazie alla tecnologia – il lavoratore possa dimostrare il lavoro in nero svolto.

Per far accertare il lavoro in nero, oltre alla prova per testimoni, lo sviluppo tecnologico ha permesso di affiancare:

  • Le comunicazioni WhatsApp;
  • I dati presenti sui social network;
  • Le informazioni presenti su internet;
  • La geolocalizzazione dello smartphone, a riprova dei turni lavorati.

Punti salienti

Colf e badanti che lavorano in nero

Tra le nuove prove offerte dalla tecnologia non si possono non richiamare i video tramite smartphone.

Secondo una recente decisione della Cassazione, è lecita la registrazione di un video fatto da una colf per provare il lavoro in nero.

Secondo la Cassazione, la lavoratrice può registrare un video delle proprie attività lavorative nella casa in cui lavora in nero e tali registrazioni non comporteranno reato a condizione che:

  • sia stata autorizzata a stare in casa, con la conseguenza che il video dovrà essere effettuato durante le ore di lavoro;
  • la registrazione venga effettuata mentre si è legittimamente in casa e non da remoto lasciando la telecamera in casa;
  • si limiti filmare gli ambienti interni ed il mobilio;
  • si eviti di riprendere scene di vita privata. 

Per approfondire puoi leggere anche È lecito registrare un video per provare che lavoro in nero?

Il metodo dello Studio Legale Rosetta per far accertare il lavoro in nero

Il metodo del nostro studio legale si fonda sull’utilizzo congiunto di più prove.

Pertanto, non solo le prove testimoniali, ma anche il tracciamento dei dati GPS utilizzati dalla maggior parte degli smartphone dei lavoratori e le comunicazioni Whatsapp.

Tecnologia GPS che permette di localizzare dove una persona si trova in un dato giorno e ad uno specifico orario e comunicazioni whatsapp che appunto confermano spesso i turni di lavoro

Inoltre, lo studio legale è in grado di incrociare i dati di localizzazione del GPS con le comunicazioni WhatsApp, ad ulteriore riprova dell’affidabilità dei dati.

Del nostro impegno a tutela dei lavoratori ne ha parlato anche La Repubblica in un recente articolo.

L’attività di recupero crediti promossa dal nostro studio legale si suddivide in tre fasi.

Fase 1

Effettuati i conteggi da parte del consulente del lavoro e verificate le prove digitali a disposizione, si invia una diffida e messa in mora per il pagamento di quanto dovuto.

In alcuni casi, già in questa fase, il datore di lavoro per evitare il contenzioso presenta autonomamente una offerta conciliativa.

In caso di accettazione dell’offerta, il contenzioso si concluderà con una conciliazione ed il pagamento degli importi pattuiti.

Fase 2

Nel caso in cui il datore di lavoro non formuli una proposta di conciliazione o questa non sia ritenuta adeguata, si provvederà ad avviare un ricorso dinanzi Tribunale in funzione di Giudice del Lavoro.

In prima udienza il Giudice del Lavoro, sentite le parti, formulerà una proposta conciliativa che le parti potranno accettare o meno.

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Fase 3 (eventuale)

Se il datore di Lavoro e/o il lavoratore non accettano la proposta, il Giudice deciderà in base ai documenti ed alle prove in giudizio.

In questo caso, risulterà fondamentale presentare adeguata prova. In caso di esito positivo, si provvederà al recupero crediti nei confronti del Datore di Lavoro e a richiedere presso l’INPS la regolarizzazione dei contributi utili alla pensione.

Di quanto sin qui detto, ai clienti dello studio legale viene sempre fornito un documento scritto a conferma e si avrà sempre un aggiornamento costante sullo stato della pratica.

Il primo appuntamento di confronto e chiarimento potrà avvenire anche tramite videochiamata con WhatsApp, Skype o Microsoft Teams, comodamente e senza muoversi da casa.

DISCLAIMER

Il presente articolo ha il solo scopo di fornire informazioni di carattere generale sulle ultime novità normative e giurisprudenziali, nonché delle attività oggetto di studio. Di conseguenza, non costituisce un parere legale né può in alcun modo considerarsi come sostitutivo di una consulenza legale specifica che andrà trattata caso per caso.

Per ulteriori informazioni, invia la tua segnalazione al seguente form.

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Photo by Annette Fischer on Unsplash

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117 risposte

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