Sanzioni da lavoro nero

Sanzioni da lavoro nero - Studio Legale Rosetta

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Sul Resto del Carlino la notizia di diverse attività operanti nel settore della ristorazione sanzionate per duecentomila euro per aver impiegato lavoratori in nero e violato norme per la sicurezza sul lavoro.

Ma cosa si intende esattamente per lavoro nero? E quali sanzioni si applicano per combattere questo fenomeno?

Punti Salienti

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La notizia

L’Ispettorato Territoriale del Lavoro, unitamente al nucleo operativo per la tutela del lavoro dei Carabinieri di Venezia, nel periodo estivo ha ispezionato 15 ristoranti presenti nella città di Rovigo e nel resto della provincia.

All’esito dei controlli sono state individuate diverse irregolarità tra cui:

  • Cinque dipendenti assunti in nero;
  • L’omessa formazione e informazione sulla sicurezza dei lavoratori;
  • Violazioni in materia di videosorveglianza sui luoghi di lavoro e controllo dei lavoratori

Sono stati così emessi quattro provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale e ben tredici soggetti sono stati deferiti per violazioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Inoltre, per due ristoranti è stata applicata la maxi-sanzione per lavoro nero.

Il lavoro nero

Anzitutto è bene chiarire che per lavoro nero (o lavoro sommerso) si intende quel rapporto in cui non vi è un contratto di lavoro comunicato agli enti competenti.

La legge, infatti, prevede che il datore di lavoro comunichi l’assunzione al centro per l’impiego territorialmente competente, all’INPS e all’INAIL almeno 24 ore prima del momento in cui il lavoratore deve iniziare a svolgere l’attività di lavorativa.

Senza questa comunicazione, lo Stato non è a conoscenza del rapporto di lavoro, che viene quindi definito “in nero”.

Ne avevamo già parlato anche qui “Lavoro in nero. La guida per prendere lo stipendio arretrato ed il tfr senza un contratto di lavoro”.

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La maxi-sanzione contro il lavoro nero

Tra gli elementi per combattere il lavoro nero è prevista la c.d. “maxi-sanzione”.

Questa maxi-sanzione può essere applicata a tutti i datori di lavoro privati, anche se non organizzati in forma di impresa.

L’unica eccezione riguarda il datore di lavoro domestico, a condizione che non occupi il lavoratore assunto come domestico per attività differenti.  

Ma qual è la maxi-sanzione prevista per chi impiega lavoratori in nero?

La maxi-sanzione è una importante sanzione economica il cui importo varia in base al numero e al tempo in cui i lavoratori vengono impiegati in nero dal datore di lavoro.

  • da euro 1.800 a euro 10.800 per ciascun lavoratore irregolare, in caso di impiego del lavoratore sino a trenta giorni di effettivo lavoro;
  • da euro 3.600 a euro 21.600 per ciascun lavoratore irregolare, in caso di impiego del lavoratore da trentuno e sino a sessanta giorni di effettivo lavoro
  • da euro 7.200 a euro 43.200 per ciascun lavoratore irregolare, in caso di impiego del lavoratore oltre sessanta giorni di effettivo lavoro.

Le stesse sanzioni vengono poi aumentate del 20% nel caso in cui il lavoratore in nero sia straniero, oppure minore di età o, infine, un percettore del reddito di cittadinanza.

Infine, dobbiamo ricordare che il datore di lavoro oltre alla sanzione per lavoro nero si troverà a dover corrispondere al dipendente anche le differenze retributive non pagate oltre al versamento dei contributi e del TFR.  

In conclusione

La previsione di sanzioni così aspre dimostra come da un lato il fenomeno del lavoro nero sia particolarmente diffuso nel nostro paese e dall’altro come il legislatore sia particolarmente sensibile a questo tema.

Circostanza confermata anche dalla previsione del nuovo “portale nazionale del lavoro sommerso” pensato per concentrare in unico strumento i dati attualmente raccolti dall’Ispettorato dall’INPS e dall’INAIL e combattere così in maniera più efficace il fenomeno lavoro in nero. 

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Il presente articolo ha il solo scopo di fornire informazioni di carattere generale sulle ultime novità normative e giurisprudenziali relative ai temi trattatati dallo Studio Legale. 
Di conseguenza, non costituisce un parere legale né può in alcun modo considerarsi come sostitutiva di una specifica consulenza legale. 

Photo by Jason Leung on Unsplash

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