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Home Prove digitali

Le offese contenute in una chat di lavoro privata non possono giustificare un licenziamento

Antonio Rosetta by Antonio Rosetta
Ottobre 31, 2021
in Prove digitali
Reading Time: 3 mins read
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Le offese contenute in una chat di lavoro privata non possono giustificare un licenziamento - Studio Legale Rosetta

Come già riportato nel precedente articolo Le chat nei gruppi WhatsApp tra dipendenti possono giustificare il licenziamento? si rende sempre necessario dare una distinzione tra le offese pubbliche (ad es. sui social) e le offese intercorse all’interno di una chat privata.

Nell’articolo di oggi, verificheremo se al datore di lavoro sia consentito utilizzare le chat private aziendali per motivare un licenziamento. 

In breve

La Cassazione vieta al datore di lavoro di utilizzare le chat aziendali per giustificare il licenziamento.

Punti salienti

  • Le ragioni del licenziamento basato su delle offese presenti in una chat privata aziendale
  • La decisione della Cassazione e la necessaria informativa ai dipendenti

Le ragioni del licenziamento basato su delle offese presenti in una chat privata aziendale

Una lavoratrice si lasciava a delle pesanti offese nei confronti di un superiore e di altri colleghi all’interno di una chat aziendale privata. La chat era privata poiché accessibile solo agli utenti in possesso di apposite password. 

Per tale ragione, la lavoratrice veniva licenziata in forza di alcuni estratti della chat scaricati dal personale IT (tecnico informatico) della società.

Avverso tale licenziamento, la lavoratrice presentava impugnazione motivata sull’inutilizzabilità del materiale estratto dal computer.

Secondo la lavoratrice, una tale intrusione sarebbe in violazione dell’art. 4 dello Statuto dei lavoratori, avendo mancato il datore di dare la necessaria e tempestiva informazione ai dipendenti circa tali controlli. 

Inoltre, la lavoratrice rilevava l’inutilizzabilità della chat da considerarsi corrispondenza privata, il cui accesso è condizionato al possesso di specifiche password.

La decisione della Cassazione e la necessaria informativa ai dipendenti

Con la sentenza n. 25731 del 22 settembre 2021, la Cassazione – confermando quanto stabilito dalla Corte d’Appello – rileva che il controllo periodico del computer dei lavoratori per ragioni tecniche ed esigenze di manutenzione del sistema, va distinto dai controlli difensivi.

Nello specifico, la Cassazione precisa che senza un’adeguata informativa fornita ai dipendenti sulle modalità d’uso dei pc dei dipendenti e sulla tipologia dei controlli effettuati sugli stessi, i dati estratti dal pc non possano essere utilizzati in giudizio. Pena la violazione dello Statuto dei lavoratori.

Vuoi parlare con un esperto? Vuoi parlarci del tuo caso o avere maggiori informazioni?

Nota bene

Il presente articolo ha il solo scopo di fornire informazioni di carattere generale sulle ultime novità normative e giurisprudenziali relative ai temi trattatati dallo Studio Legale. 
Di conseguenza, non costituisce un parere legale né può in alcun modo considerarsi come sostitutiva di una specifica consulenza legale. 

Photo by Glenn Carstens-Peters on Unsplash

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Antonio Rosetta

Antonio Rosetta

Antonio è un Avvocato specializzato in diritto del lavoro ed in diritto civile. Scrive di class action, prove digitali ed approfondisce i temi legali all'evoluzione del mondo del lavoro.

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