Come difendersi dal lavoro povero

Lavoro povero, come difendersi - Studio Legale Rosetta

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Lo scorso 18 gennaio il quotidiano Repubblica denunciava “Lavoro povero, boom in Italia, quarta in Europa: riguarda un lavoratore su quattro”. 

Secondo il recente rapporto presentato al Ministro del Lavoro Andrea Orlando, infatti, l’11,8% dei lavoratori italiani versa in condizioni di povertà. 

L’Italia, in particolare, è il quarto paese in Europa per lavoro povero diffuso e persistente, dopo Romania, Spagna e Lussemburgo. 

L’Italia, in particolare, è il quarto paese in Europa per lavoro povero diffuso e persistente, dopo Romania, Spagna e Lussemburgo. 

Punti salienti

Chi sono i lavoratori poveri

La condizione di lavoratore povero scatta per coloro che si dichiarano occupati per un certo numero di mesi nell’anno di riferimento (solitamente 7 su 12) e vivono in un nucleo familiare con un reddito equivalente disponibile inferiore alla soglia di povertà: generalmente il 60% del reddito mediano nazionale.

Secondo l’Istat, durante la pandemia, le famiglie in povertà assoluta sono state oltre 2 milioni, quasi un milione in più rispetto al 2019. 

Quali sono le cause del lavoro povero

Tra le principali cause del lavoro povero vi sono i salari troppo bassi, i rapporti di lavoro discontinui e l’impossibilità di sostenere il carico familiare. 

Il salario minimo, uno dei possibili rimedi

Tra i possibili rimedi individuati dagli esperti vi è la previsione del c.d. “salario minimo” cioè una retribuzione minima che dovrebbe essere garantita ai lavoratori per una determinata quantità di lavoro.
In altre parole, un importo minimo al di sotto del quale lo stipendio non può scendere, pensato proprio per contrastare il fenomeno del lavoro povero.

Per saperne di più sull’argomento vedi il nostro articolo dedicato al salario minimo.

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Come tutelarsi dal lavoro povero

Come anticipato una delle principali cause del lavoro povero è dato anche dalla percezione di una retribuzione troppo bassa, spesso corrisposta per un numero di ore inferiori rispetto a quelle effettivamente lavorate. 

In questi casi, la legge ed i contratti collettivi riconoscono però al lavoratore il diritto a percepire il giusto compenso, a vedersi cioè pagate tutte le ore di lavoro realmente svolte. 

Tra le diverse proposte di contrasto, quella “più social” appare essere quella di aumentare la consapevolezza dei lavoratori e delle imprese. Un primo passo può essere quindi incominciare a conoscere meglio i propri diritti, partendo dalla lettura del proprio CCNL. Facciamo un esempio: Sai quanto vale una trasferta di lavoro? Leggi “come funziona la trasferta lavoro“.

Per tutelarsi ci si dovrà quindi rivolgere ad un avvocato, esperto in diritto del lavoro, così da poter dimostrare davanti a un giudice le ore di effettivo lavoro e domandare tutte le differenze retributive maturate.    

Il metodo dello studio legale Rosetta

Il metodo dello studio legale Rosetta si fonda sull’utilizzo congiunto delle prove testimoniali e delle prove digitali, tra cui il tracciamento dei dati GPS registrati dai cellulari e le chat WhatsApp.

Qualora un lavoratore abbia lavorato un numero maggiore ore rispetto a quelle indicate in busta paga, grazie alla localizzazione del GPS ed alle comunicazioni WhatsApp, unitamente alle testimonianze, dimostrare lo straordinario o il lavoro sottopagato è diventato più agevole.

L’attività di recupero crediti promossa dal nostro studio legale si suddivide in tre fasi.

Fase 1

A seguito del primo appuntamento con il cliente, effettuati i conteggi da parte del consulente del lavoro e verificate le prove digitali a disposizione, si invia una lettera di diffida e messa in mora per il pagamento di quanto dovuto.

In diversi casi, per evitare il contenzioso, il datore di lavoro presenta autonomamente una offerta conciliativa.

In caso di accettazione dell’offerta, il lavoratore ed il datore di lavoro concluderanno la vicenda con una conciliazione ed il pagamento degli importi pattuiti.

Fase 2

Nel caso in cui il datore di lavoro non formuli una proposta di conciliazione o questa non sia ritenuta adeguata, si provvederà ad avviare un ricorso dinanzi Tribunale in funzione di Giudice del Lavoro.

In prima udienza il Giudice del Lavoro, sentite le parti, formulerà una proposta conciliativa che le parti potranno accettare o meno.

Fase 3 (eventuale)

Se il datore di Lavoro e/o il lavoratore non accettano la proposta, il Giudice deciderà in base ai documenti ed alle prove in giudizio.

In questo caso, risulterà fondamentale presentare adeguata prova, tra cui le prove digitali. In caso di esito positivo, si provvederà al recupero crediti nei confronti del Datore di Lavoro e a richiedere presso l’INPS la regolarizzazione dei contributi utili alla pensione.

Di quanto sin qui detto, ai clienti dello studio legale Rosetta viene sempre fornito un documento scritto a conferma ed un preventivo chiaro. Lo studio legale terrà inoltre sempre aggiornamento costante sullo stato della pratica.

Il primo appuntamento di confronto e chiarimento potrà avvenire sia presso lo studio che tramite videochiamata con WhattsApp, Skype o Microsoft Teams, senza l’esigenza di muoversi da casa. 

Hai bisogno di una consulenza?

Nota bene

Il presente articolo ha il solo scopo di fornire informazioni di carattere generale sulle ultime novità normative e giurisprudenziali relative ai temi trattatati dallo Studio Legale. 
Di conseguenza, non costituisce un parere legale né può in alcun modo considerarsi come sostitutiva di una specifica consulenza legale. 

Photo by Alex Jones on Unsplash

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7 risposte

  1. Pingback: superkaya 88

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